Sette peccati capitali
I vizi, che sono l’opposto delle virtù, sono abitudini che rendono gli esseri umani schiavi. I sette vizi capitali sono i più gravi. Questi sono: avarizia, invidia, ira, lussuria, gola, pigrizia o accidia. Quando vi collaboriamo colpevolmente, siamo responsabili dei peccati degli altri.
Origine dei peccati capitali
Il termine "superbia" deriva dal latino SUPERBUS, che è composto da SUPER (sopra) e BUS (forza). La rabbia: Invidere è un composto latino composto da IN (separare) e VIDERE (guardare). Lussuosità. La gola. Acquidia: dal greco AKEDIA, che è composto da A che significa senza e KEDIA che significa cura.
Confessione dei peccati
L’orgoglio è il primo peccato capitale. Altri peccati da confessare includono: adulterio, fornicazione, impurità, lascivia, idolatria, stregoneria, odio, varianza, imitazione, conflitto, sedizioni, eresie, invidie, omicidio, ubriachezza, disgusto e altri peccati mortali da confessare.
I sette peccati capitali sono stati descritti nel romanzo "I sette peccati capitali" scritto da Eugène Sue in Francia. Durante il primo periodo del cristianesimo, è stato creato un elenco dei vizi capitali: desiderio, gola, avarizia, accidia, ira, invidia e superbia, affinché i fedeli potessero imparare da quali inclinazioni umane evitare.
Nella teologia morale cattolica, i peccati veniali sono considerati violazioni di una legge di importanza secondaria, sempre un’offesa a Dio ma non privano l’anima della grazia di Dio come succede con il peccato mortale.