Manzoni e Aristotele
Manzoni fra il 1820-1822 scrive due tragedie: Il Conte di Carmagnola (amb. nel 1400) e L’Adelchi (amb. nel VIII sec. d.C.) descrivendo in entrambe, eventi realmente accaduti sul territorio italico.
Aristotele, invece, nella Poetica, prende le mosse dalla definizione dell’arte come imitazione, per affermare il valore conoscitivo della poesia. Imitando le azioni e le passioni umane, cioè rappresentandole, la poesia ci insegna infatti a conoscerle, mentre ci procura diletto.
Il concetto del bello Aristotele sviluppa una teoria della bellezza che è più ampia della sua teoria dell’arte, poiché considera anche gli oggetti naturali e non soltanto i prodotti artistici.
Il periodare è costituito di frasi brevi e schematiche, dove il discorso è a tal punto ridotto all’essenziale da risultare spesso di difficile comprensione. Lo stile di Aristotele, infatti, è quello proprio degli appunti schematici, caratterizzati da bruschi passaggi logici, lacune, anacoluti di vario tipo.
Manzoni e il Romanticismo
PERCHÉ MANZONI È UN CLASSICO?
- Perché è stato, in Italia, l’iniziatore del romanzo, genere destinato a dominare la letteratura occidentale.
- L’elemento romantico nella produzione poetica manzoniana emerge, per la prima volta, negli Inni Sacri, dove l’io del poeta si eclissa a favore di un’universalità corale che eleva il suo grido di speranza e la sua fiducia a Dio.