Cosa è la storia per Montale?
La storia non è prodotta da chi la pensa e neppure da chi l'ignora. La storia non si fa strada, si ostina, detesta il poco al poco, non procede né recede, si sposta di binario e la sua direzione non è nell'orario. La storia non giustifica e non deplora, la storia non è intrinseca perché è fuori.
Perché quella di Montale viene definita una poetica degli oggetti?
Montale rifiuta il linguaggio analogico del simbolismo in favore di una “poetica degli oggetti” incentrata su cose comuni, citate come “correlativi oggettivi”, ossia equivalenti concreti di concetti astratti o di stati d'animo del soggetto. Di conseguenza,, qual è la differenza tra pascoli ed annunzio? Giovanni Pascoli fu molto riservato e introverso e così la sua poesia e la ricerca della verità più profonda. Gabriele D'Annunzio fu più estroverso ed espansivo, teatrale nel trasmettere idee, politica e poesia. Opere celebri di Giovanni Pascoli sono Myricae, Canti di Castelvecchio e Poemi italici.
In che senso Pascoli può essere definito anche poeta vate?
Entrambi ritengono che il poeta abbia un compito sociale all'interno della comunità, il cosiddetto "poeta vate", ma se per Pascoli ha il ruolo di maestro e guida, come dimostrano i suoi discorsi e interventi politici, per D'Annunzio il poeta vate è una figura romantica che si erge sugli altri e guida il popolo. In che cosa consiste il simbolismo della poesia pascoliana? Il simbolismo pascoliano. In sostanza, le parole che formano il tessuto espressivo della poesia finiscono per perdere la loro funzione denotativa, cioè quella di esprimere un significato letterale, per assumere un valore connotativo, cioè un significato diverso e nascosto, legato alla valenza simbolica delle figure.
La gente chiede anche:, come vede la natura d annunzio?
In Gabriele D'Annunzio abbiamo il privilegio degli elementi naturali e soprattutto una particolare costituzione che assume la natura nella poesia. La natura è vista come un Tutto animato, che palpita di vita, in cui il poeta si immerge sospinto dalla volontà di partecipare alla vitalità cosmica. Cosa vuol dire natura matrigna? Nella seconda fase, definita del pessimismo cosmico, si giunge alla concezione della Natura matrigna, cioè di una Natura che non vuole più il Bene e la felicità per i suoi figli.
Come un occhio che largo esterrefatto?
Poesie scelte: GIOVANNI PASCOLI, Myricae (Livorno, Giusti 1891). una casa apparì sparì d'un tratto, come un occhio, che, largo, esterrefatto, s'aprì si chiuse, nella notte nera.
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