Qual è stata la spiegazione di Einstein per l'effetto fotoelettrico?

Risposta:

È stato osservato sperimentalmente che vari metalli hanno espulso elettroni quando sulla loro superficie è stata mostrata luce di frequenza specifica o superiore. La teoria ondulatoria della luce non ha potuto spiegare questo fenomeno.

Spiegazione:

Nel 1900 Max Planck fece un'ipotesi matematica ad hoc di quantizzata energia per spiegare la radiazione del corpo nero.

Ha proposto la famosa espressione #E = hnu#.

#E# essere energia, #nu#, la frequenza dell'energia irradiata e #h# is Costante di Planck.

galileo.phys.virginia.edu

Successivamente nel 1905 Albert Einstein estese il modello del corpo nero di Planck per proporre la sua soluzione per spiegare l'effetto fotoelettrico e tutte le altre osservazioni associate.

Ha descritto la luce come composta da quanti discreti, ora chiamati come fotoni, in contrapposizione alle onde continue. Einstein estese il presupposto di Planck alla luce e propose che l'energia in ciascun quanto di luce fosse uguale alla frequenza moltiplicata per una costante. Un singolo fotone, la cui frequenza era al di sopra della frequenza di soglia per un metallo specifico, ha l'energia necessaria per espellere un elettrone creando così l'effetto fotoelettrico osservato

Per spiegare altri risultati sperimentali dell'effetto fotoelettrico, Einstein teorizzò la seguente equazione:

#hnu=phi+KE_max#

where #h# is La costante di Planck, #nu# frequenza della luce incidente, #phi# funzione di lavoro del metallo e #KE_max# la massima energia cinetica degli elettroni espulsi. Perché si verifichi l'effetto fotoelettrico, l'energia del fotone deve essere maggiore della funzione di lavoro.

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