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Cos'è il subtratum secondo Locke?

Assecondando il modo in cui è formulata la domanda, mi atterrò qui a ciò che dice lo stesso Locke. Per Locke, il "substrato" è: "la natura segreta e astratta della sostanza in generale" . . . (Essay Concerning Human Understanding, Book II. Chapter xxiii.6)
E' una domanda interessante perché Locke stesso, nella stessa parte del suo Essay, dove discute l'idea di sostanza, dice quanto segue:
"Non abbiamo un'idea di cosa sia la sostanza, ma solo una confusa e oscura idea di cosa faccia" (Book II, Chapter xxiii.19)

Nel trattare l'idea, egli arriva ad un muro di mattoni epistemologico, per così dire, dando per scontato che quando teniamo in mano (il mio esempio), un ramo di un albero, quello che percepiamo come "legno" o la sostanza del legno o dell'albero, sono in realtà qualità di quella sostanza, cioè rugosità, brunità, secchezza, ecc. Poi continua dicendo che quelle qualità ci "abituano" a "supporre un qualche substrato, in cui sussistono, e da cui derivano, che perciò chiamiamo sostanza."

Quindi, riassumendo, sembra che Locke, nel tentativo di definire l'idea di sostanza, per lo meno, esponga una debolezza del termine stesso, cioè che è troppo ampio. Questo è ciò che lo porta a dedurre il "substrato" dal suono numinoso come l'essenza delle qualità che noi chiamiamo "sostanza". Di nuovo, dal vecchio Locke: "Abbiamo una percezione e una nozione delle sostanze immateriali altrettanto chiare di quelle materiali. . . . Perché la nostra idea di sostanza è ugualmente oscura, o nulla, in entrambe; non è che una supposta, non so cosa, per sostenere quelle idee che chiamiamo incidenti" (Libro II, Capitolo xxiii.16)

Di Sofer Garnache

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